L’occidente ha esaurito la sua spinta propulsiva

persistenza della memoria

All'inizio degli anni ottanta, uno dei padri politici dell'eurocomunismo, Enrico Berlinguer, criticando l'allora più che asfittico Politburo sovietico (il quale accumulava armi, invadeva stati e perseguiva gli ubriaconi nella madrepatria), aveva detto, durante uno dei suoi comizi, che "la rivoluzione d'ottobre aveva perso la sua spinta propulsiva".
Adesso, quasi nove anni dopo che gli USA hanno commesso lo stesso identico, stupido errore dell'URSS – ovvero l'invasione dell'Afghanistan (e poi l'Iraq) – possiamo affermare che "l'occidente ha esaurito la sua spinta propulsiva".
Possiamo davvero ancora vedere "le magnifiche sorti, e progressive" nel futuro?
Certo, non siamo noi "proletari" a vederle, ma, per esempio, i tecnocrati  dell'Unione Europea, il cui sogno è quello di un superstato continentale con un'unica moneta (sappiamo qual è visto che la maneggiamo tutti i giorni), un'unica bandiera (quella blu con le stelle gialle), un unica banca centrale, un'unica forza militare, magari usata anche all'interno dei confini, per reprimere un domani coloro che non saranno d'accordo con le decisioni di Bruxelles, Strasburgo e Francoforte. Inoltre, secondo alcuni critici del Trattato Di Lisbona – la cui ratifica non l'hanno voluta i cittadini europei ma i politici-banchieri – un domani, sul territorio europeo, si potranno spostare coloro che sono in arresto, da una prigione di ogni zona all'altra del futuro iperstato (dall'Irlanda a Malta a, forse, Israele).
L'obiettivo di queste persone che nessun cittadino europeo ha mai eletto (e non stiamo parlando del parlamento di Strasburgo) è quello di "semplificare il continente", di modo che sarà poi più facile per la Bundesbank, e satelliti, aggregarsi all America Settentrionale della Federal Reserve (e associati) contro tutto il resto del mondo: Russia, Cina, Iran, paesi arabi e America del sud.
Ovvero contro quella parte del mondo che non ci sta a indebitare la propria economia all'usura legalizzata dei grandi colossi bancari anglosassoni.
L'occidente gioca in difesa più che in attacco. Il suo regime che, come abbiamo scritto varie volte, è basato sulla persuasione occulta e la programmazione neurolinguistica di massa, ha vissuto senza dubbio tempi migliori. Un crescente numero di persone nel mondo, grazie all'informazione alternativa diffusa soprattutto attraverso la Rete, si sta rendendo conto di come sia quotidianamente ingannata dall'informazione mainstream del "mondo libero" capeggiato, come al solito, dagli USA.
E il "mondo NON libero" (il quale, fino agli anni ottanta, erano i paesi comunisti e i loro alleati) adesso qual è? Ovvio, sono i "terroristi di matrice islamica", che vogliono mettere le mani sulla bomba nucleare, è (questo è veramente un paradosso!) il minaccioso "riscaldamento globale dovuto alle emissioni di Co2".
E' comunque essenziale informarsi sia presso i canali ufficiali (compresi la radio, i giornali cartacei e la televisione) sia presso quelli non ufficiali, e confrontare spesso le due fonti.
Se la maggior "spinta propulsiva" dell'occidente, dal XVII-XVIII secolo in avanti, è stata l' "evoluzione delle novità" (dovuta anche alla rivoluzione scientifica e la rivoluzione industriale), ciò si è acuito nell'ottocento e nel novecento (velocizzandosi proprio nel periodo delle grandi bufere militari mondiali), per poi raggiungere il picco nei trent'anni successivi alla seconda guerra mondiale.
Negli anni cinquanta e sessanta si poteva ancora parlare tranquillamente di "magnifiche sorti" del progresso, e del lavoro collettivo che produceva questo progresso (dall'illustratore all'operaio). Vi era una certa vastità delle speranze nel futuro, anche tra lo stesso "proletariato" politicizzato. La Storia con la S maiuscola si viveva tutti i giorni, con gli incontri tra Krusciov e Kennedy, le minacce di blocco di Berlino Ovest – che portavano all'edificazione del famigerato muro, gli astronauti e i cosmonauti i quali – grazie alla tecnologia figlia del settecento e dell'ottocento – avrebbero potuto orbitare intorno alla Terra e andare sulla Luna. Vi era Storia tutti i giorni, sulla Domenica Del Corriere e su Paese Sera, nei film di Fellini, Bergman, Godard, Truffaut e Pasolini, nei saggi di Foucault, Calvino, Manganelli, Sartre e Popper, nei romanzi di Nabokov e nei racconti di Borges. Vi erano artisti veri, letterati veri, critici veri, intellettuali veri, musicisti veri di ogni genere, dalla classica al jazz al rock.
Poi venne il periodo terminale, finale, dal 1968 al 1971, la Storia finì, ma ciò non venne mai scritto su nessun giornale. Gli "accordi di Bretton Woods" del 1945 (i quali ancoravano ogni valuta del mondo alla quotazione del dollaro USA e questo alle riserve auree di Fort Knox) vennero aboliti dall'amministrazione Nixon, e le maggiori banche monopoliste dell'occidente (prima fra tutte la già citata Federal Reserve) cominciarono davvero – con i cambi fluttuanti – a indebitare interi stati con denaro stampato proveniente dal nulla, e in seguito trasferito telematicamente da una parte all'altra del mondo, con la stessa velocità con cui ora sto scrivendo con la tastiera (e tutto questo esponenzialmente accelerato grazie alle carte di credito ed altre diavolerie, come i microchip RFID).
Nel 1973 venne la crisi petrolifera dovuta alla guerra tra Israele ed Egitto-Siria, e l'arte, il cinema, la musica, la letteratura smisero di esistere. Si, successe da un giorno all'altro e solo pochissimi allora se ne resero conto. Fu in quegli anni che ebbe inizio la fase di crisi profondissima che viviamo ancora oggi anzi, oggi la stiamo toccando con mano nella maniera più piena, assoluta e totale; la vediamo negli sguardi vuoti dei giovani sugli autobus, che ascoltano la musica dei Tokio Hotel, dei Finley o di Marco Carta con gli auricolari leggendo l'ultimo libro di qualche scrittore di cui poi si vedrà tratto un film romantico con Raoul Bova, la vediamo nella sterminata quantità di pornografia che circola a qualsiasi ora del giorno e della notte, nei McDonald's e nelle multisala che proiettano film fuori tempo massimo.
La vediamo nel marketing politico che contagiò persino Fausto Bertinotti nel 2005, e nell'impero mediatico di Rupert Murdoch, la vediamo nei No Global che sono più Global di quelli che combattono (una foto che mostrava uno di questi arrestato dalle "forze dell'ordine" faceva vedere che aveva delle scarpe Nike ai piedi!), la vediamo nei videogiochi e nei film che raccontano sempre la stessa storia da perlomeno quindici anni.
La vediamo in una televisione svuotata di ogni idea, che "ha già (ampiamente) dato".
L'amministrazione Obama cerca ancora di spacciarci il tempo futuro, dicendoci che entro il 2025 o il 2030 "andremo su Marte", in puro sixstiest' style. E ciò ci fa davvero ridere, visto che, secondo certe testimonianze di prima mano che vennero date qualche anno fa a David Wilcock, la tecnologia non rilasciata in mano agli staff delle operazioni segrete USA (i quali retroingegnerizzarono, a partire dagli anni 50, manufatti di origine aliena) avrebbe permesso il teletrasporto – attraverso il cosiddetto jumproom (ovvero un wormhole stabile e attraversabile tra due luoghi distanti nello spazio e magari nel tempo) persino su Marte, appunto, e grazie a un tipo di energia assolutamente pulita, che si serve di una dimensione le cui dinamiche sono state svelate da molti studiosi del XX secolo, da Max Planck a Niels Bohr, da David Bohm a Pierluigi Ighina.
Non casualmente, dal periodo della fine della storia negli anni settanta in poi, l'informazione automatica in tempo reale e ovunque, è stata sempre più presente nelle nostre vite, con la progressiva miniaturizzazione dei calcolatori elettronici, i quali hanno cominciato a elaborare di tutto, anche flussi di dati che si trasformano in brani musicali e film, distribuiti poi in una Rete telematica globale.
E adesso una marea gigantesca di informazioni che si sono in qualche modo accumulate lungo la Storia, circola da una parte all'altra di un globo miniaturizzato rispetto ai secoli passati, che tante persone stanno vedendo come una sorta di prigione prossima ventura.
Comincia ad affermarsi, infatti, in una parte dell'inconscio collettivo l'immagine del "pianeta prigione".

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Il Regime è nel voler – da parte delle élite dominanti, con la determinante collaborazione delle masse anestetizzate dai media e da un'alimentazione sbagliataproseguire una Storia che non c'è più, una visione di accumulo temporale "dal passato al futuro seguendo una linea retta" che è ampiamente screditata, ma che fa il gioco dei mutui da accendere in banca, e dei contributi per la pensione prossima ventura (che non ci sarà mai).
 

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